venerdì 8 maggio 2009

Una Rosa per Matteo

Leggo sui giornali la cronaca della proposta/provocazione di Matteo Salvini, leghista di lunghissimo corso e direttore di Radio Padana, e insorgo. Ma insomma. Posti e/o vagoni della metropolitana riservati ai milanesi doc? Per proteggerli dal pericolo-immigrati? E io? Cosa sono, più scema? Cos’ho fatto io per meritarmi la compagnia di inopportuni stranieri sui treni che viaggiano sottoterra? Sono stanca di sentire il mio giovane e sinuoso corpo oggetto dei loro sguardi. Anche io merito di essere tutelata. Altrimenti, ha ragione il segretario del Pd Dario Franceschini: torniamo alle leggi razziali, con i cittadini di serie A (i milanesi) e quelli di tipo B (i non milanesi e i terroni).
Finché questo spiacevole equivoco non sarà chiarito, non posso che figurarmi due sole, possibili soluzioni. O attuo finalmente le fantasie da tempo coltivate e mi procuro documenti falsi dai quali risulto essere Ludovica Brambilla Fumagalli, 25 anni (giacché devo falsificare, falsifico per bene), nata e cresciuta a Milano, lavorando nel contempo sull’inflessione dialettale, non ancora perfettamente ambrosiana. Oppure riscopro l’orgoglio delle origini, mi metto comoda sul sedile riservato ai milanesi e – come Rosa Louise Parks, la donna di colore che nel 1955 si rifiutò di cedere il proprio posto in autobus a un bianco nella razzista America – spernacchio chiunque mi intimi di alzarmi e mettermi in un cantuccio.
Pensandoci bene, la seconda soluzione darebbe assai più soddisfazione.

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