giovedì 7 maggio 2009

Se telefonando

Italia, Roma, Palazzo Chigi. Due forze politiche al governo. Il Popolo delle Libertà, o Pdl, e la Lega Nord. Una tiene molto a un certo provvedimento contro le intercettazioni telefoniche, l’altra vuole una legge sulla sicurezza che – tra l’altro – fa dell’immigrazione clandestina un illecito penale. Visto che vogliono far funzionare la convivenza, trovano un punto d’incontro e pongono la fiducia su tutti e due i testi.
In altre parole, o le due leggi passano l’esame del Parlamento con la maggioranza dei voti oppure cade il governo. La fiducia è solitamente un modo per blindare una legge, cioè per portarla a sicura approvazione proteggendola dai colpi dei cosiddetti “franchi tiratori” (quei parlamentari che pur essendo dalla parte politica di chi propone una legge votano contro). Con la fiducia, la Lega protegge la legge sulla sicurezza dai voti contrari degli alleati del Pdl (An in particolare) e il Pdl protegge la misura anti-intercettazioni.
Parliamone. Ecco cosa prevede il ddl intercettazioni: le intercettazioni saranno consentite soltanto per i reati che prevedono una pena superiore ai cinque anni, esclusi mafia e terrorismo (e come si fa a capire se è il caso o no di consentirle, visto che assai spesso è proprio tramite intercettazione che si aprono le indagini, si raccolgono elementi di prova e si comprende quanto grave è un reato e quanto dunque deve essere punito?); potranno avere una durata massima di 45 giorni, prorogabile per altri 15; i magistrati potranno concederle solo in presenza di gravi indizi di colpevolezza (vai a capire quali); vietata la pubblicazione dei testi (forse al massimo una sintesi quando non saranno più coperti dal segreto); in caso di pubblicazione, il giornalista va incontro al carcere (pena minima sei mesi).
Ci hanno ripetuto fino allo sfinimento che le intercettazioni telefoniche sono tra i più grandi timori degli italiani. “Ai miei comizi”, ci ha detto tante volte il primo ministro Silvio Berlusconi, “quando chiedo chi ha paura di essere intercettato, tutti alzano la mano”. Strano. Mai conosciuto alcuno che confessasse una tale preoccupazione. Poi sfoglio il libro che sto leggendo, “Se li conosci li eviti” di Peter Gomez e Marco Travaglio, e un altro libro degli stessi autori, “Onorevoli wanted”, e in un colpo d’occhio mi è chiaro chi davvero teme di essere intercettato. Teme di essere intercettato chi ha qualcosa – spesso parecchie cose – da nascondere. Temono di essere intercettati molti di quelli che oggi siedono sugli scranni di Camera e Senato. Per intenderci, gli stessi che lunedì 18 maggio saranno chiamati a votare la fiducia sul provvedimento anti-intercettazioni. Istinto di autoconservazione, come si dice.

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