martedì 13 ottobre 2009

Vergogna, vergogna, vergogna

La Camera dei deputati ha bocciato la proposta di legge contro l'omofobia, con la complicità della turbo-cattolica (Pd, ahimè) Paola Binetti. Qualcuno dice: "Bene così. Rinunciando a combattere i reati di violenza contro le persone omosessuali e transessuali non creiamo un caso di discriminazione positiva". Immagino che molte delle persone recentemente aggredite - l'ultimo caso al centro, al centro!, di Roma - sarebbero state assai felici di sentirsi vittime di "una discriminazione positiva". Altri, azzardando, propongono (vecchio ritornello, che per la verità ci ha un po' rotto i cojones): "Più poliziotti e carabinieri per le strade". Posto che io ho un sacco di amici che sarebbero ben lieti di passeggiare con un bel manzo in divisa al fianco, ma vi pare che noi si abbia le risorse per schierare una tale forza atta a vigilare e, laddove necessario, intervenire? C'è poi da dire che spesso, ahinoi, poliziotti e carabinieri sono più omofobi degli stupidi ragazzini teste-rasate che con spranghe, catene, cortelli, mani nude - forse segretamente sognando piume di struzzo - attaccano coppie gay e lesbiche inoffensive e indifese.
Siamo proprio il Paese dei nani e delle ballerine.

sabato 26 settembre 2009

Andiamo bene

I cosiddetti "intermediari" - banche e affini - come lupi affamati attendono il via libera allo scudo fiscale che, in una congiuntura economica non certo favorevole, offre l'opportunità di portarsi in saccoccia un bel po' di "dindi". "Piccioli" che gli intermediari potranno guadagnarsi: 1) offrendo consulenza nella delicata fase del rientro del danaro in patria; 2) gestendo il danaro una volta che sarà finalmente tornato a casa. Soldi riciclati, soldi di malavita, soldi di bilanci farlocchi: gliene fotte assai, a loro, da dove arrivano. E' "bisnes". Una porcata come tante che però può rendere bene.
Dunque è questa l'etica della finanza che sarebbe dovuta risorgere dalle ceneri della crisi dei mercati?
Andiamo bene.

domenica 20 settembre 2009

Il fattore G(nocca)

“C’è tanto Grande Fratello nel nuovo Colorado Cafè”, scrive un giornale presentando la nuova edizione del programma di Italia Uno. Quanta pudicizia. Non dovendo dare conto delle mie parole a un caporedattore, io ve la racconto così com’è. Vale a dire: c’è tanto fattore G (come gnocca) nel nuovo Colorado Cafè. Un fattore che si concretizza nei seguenti termini: tre “coloradine” (non bastavano tutte le altre “-ine”) che con i loro “stacchetti” – e con le coppe dei loro reggiseni – riempiranno lo spazio tra un comico e l’altro. Tutte e tre ex inquiline della casa del Grande Fratello: la maggiorata artificiale Cristina Del Basso (una sesta di plastica contro la quarta che la già generosa Natura le aveva conferito), la napoletana Francesca Fioretti e la solita Melita “Betty Boop” Toniolo.
Sempre sui giornali, si legge che le tre portatrici-sane-di-poderose-misure dovranno subire le prese in giro degli artisti di Colorado Cafè. “Ma siamo autoironiche e ci divertiremo”, promettono.
E noialtre, che dobbiamo subire tutto questo da casa? Siamo al punto di partenza, alla riedizione dell’Italia alla “Videocracy”, dove “basta apparire”, possibilmente con un seno mastodontico e microcostumi a coprirlo il meno possibile. Anche noi siamo autoironiche – per sopportare tutto questo alla lunga dobbiamo diventarlo – ma non ci divertiremo affatto.
Pretendo un risarcimento per danni morali.

mercoledì 16 settembre 2009

Traslochi

"Hai sentito?"
"Cosa?"
"Pier e Francesco. Forse prendono casa insieme."
"Ah, sì?"
"Un bilocale in Centro."
"E il Gianfra?"
"Tenta di mettere alla porta l'attuale Padrone di Casa."
"La vecchia Casa delle libertà..."
"Già."
"Riuscirà?"
"Non so. Il Padrone di Casa ha servitù molto fedele."
"E vicini assai rumorosi."
"Non dirlo al Gianfra. Proprio non li regge."
"Bobo e l'Umberto."
"Loro."
"Quindi?"
"Non so. Aspettiamo e stiamo a vedere."
"Già."

Bis-Unto dal Signore

"Il Vangelo condanna chi chiacchiera e non fa fatti ma premia chi agisce concretamente". No, non l'ha detto mister B., alias l'Unto del Signore, in una riedizione dell'antico delirio mistico. A pronunciare queste parole è stato l'arcivescovo de L'Aquila Giuseppe Molinari in occasione della consegna delle nuove case a Onna, uno dei paesi duramente colpiti dalla scossa sismica del 6 aprile 2009. Una specie di Onna 2 (tanto l'Unto c'è abituato) mediaticamente celebrata (prima serata su Raiuno, gran cerimoniere Bruno Vespa, martedì 15 settembre 2009), tutta tesa a dimostrare l'efficienza del governo e a far dimenticare le altre città ancora a pezzi e la gente tuttora per strada. Dimentico di inchieste sulle stragi di mafia, vecchie appartenenze alla massoneria, reati finanziari di varia natura ed entità, corruzione di giudici e testimoni, sperpero delle risorse pubbliche atto ad accontentare fanciulle e fanciullette prestatesi alle voglie del Bis-Unto, il riconoscente arcivescovo a lui rivolgendosi continuava: "Io prego per lei e le auguro di poter continuare a fare del bene come sta facendo non solo a noi ma all'intera nazione".
Parentesi: l'arcivescono de L'Aquila Giuseppe Molinari, già vescovo di Rieti, mi impartì la cresima nel lontano 1992. Mi viene da piangere.

martedì 15 settembre 2009

L'ora del tramonto

Mentre su Raiuno, in prima visione assoluta, va in onda lo spettacolo "Ricostruzione e consegna delle case a L'Aquila come avevamo promesso", la terza rete Rai, esautorata della propria funzione informativa (stasera sarebbe dovuta partire la nuova edizione di Ballarò, con una puntata dedicata appunto a L'Aquila. Puntata poi spostata a giovedì su perentoria richiesta di chi probabilmente non voleva togliere pubblico all'opportuno Bruno Vespa - in onda su Raiuno con l'irrinunciabile Porta a porta - e al di lui ospite, il presidente del Consiglio mister B., nda), mette in onda un altro film straordinario: "La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler". In contemporanea, su due reti diverse, entrambe di Stato, due leader carismatici, eccessivi e - ahimè - eccezionali fotografati nell'ora del tramonto (uno dei due già confinato in un bunker...).
Se a Raitre l'hanno fatto apposta, sono geniali.

domenica 6 settembre 2009

Il giornalista-giornalista

Il giornalista-giornalista è quello che porta gli scoop, e non sempre si becca gli applausi. Anzi.
Ho appena visto "Fortapàsc", film di Marco Risi dedicato alla vita e al lavoro di Giancarlo Siani, giornalista ucciso dalla camorra all'età di 26 anni, il 23 settembre del 1985.
Il giornalista-giornalista è quello che scova i fatti e li racconta alla gente, sicché la gente può sapere e decidere consapevolmente.
Io sono, nel mio piccolo, una giornalista-impiegata. Sono una ruota dell'ingranaggio - burbera, scarsamente oliata, ma pur sempre una ruota - che serve a far andare la macchina. La cosa in sé non mi dispiace: servono anche i giornalisti-impiegati, sennò la macchina non va e dove li pubblicano gli scoop i giornalisti-giornalisti?
Il problema è che, come si dice a un certo punto del film, "l'Italia non è un Paese per giornalisti-giornalisti". E, aggiungo io, senza giornalisti-giornalisti si fa un'informazione senza consistenza. Quindi, priva di utilità. La gente non conosce/non capisce i fatti, e così non ha gli strumenti per decidere consapevolmente.
Alla criminalità organizzata - quella che ha ammazzato Giancarlo Siani a 26 anni - non piace uccidere. Perché uccidere fa "scruscio", fa rumore. Attira l'attenzione. Ecco perché - forse - oggi la malavita sarà felice di operare e profilerare in un sistema in cui per zittire i pochi giornalisti-giornalisti che ancora esistono basta screditarli pubblicamente attraverso le tv e/o i giornali del Grande Editore oppure fare pressione sui loro piccoli editori (banche, industriali, etc) attraverso i poteri del Grande Editore Per Giunta Primo Ministro (la pubblicità che langue, i finanziamenti che non arrivano più, etc). Non si muore più. Agonizza l'informazione, non le persone. Ma, alla fine, tra mille paure e autocensure, la razza del giornalista-giornalista si estingue, e resta soltanto il giornalista-impiegato. Metà pacchetto, zero utilità.

Alla memoria di tutti i giornalisti-giornalisti ammazzati nello svolgimento del proprio lavoro. Tra questi: Beppe Alfano, Ilaria Alpi, Enzo Baldoni, Mauro Brutto, Carlo Casalegno, Cosimo Cristina, Maria Grazia Cuturi, Mauro De Mauro, Giuseppe Fava, Mario Francese, Carmine Pecorelli, Giancarlo Siani, Giovanni Spampinato.