domenica 17 maggio 2009

Libera informazione in libero Stato

A parte la nuova raffica di insulti rivolta all’indirizzo di Repubblica per aver pubblicato dieci domande – senza risposta – dirette al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sul caso Noemi, a rigirare il coltello nella piaga della cattiva informazione italiana è il confronto con la Spagna. Sia chiaro: non riteniamo quella di Repubblica cattiva informazione, avendo peraltro citato il bell’intervento di D’Avanzo a sostegno delle nostre riflessioni. Consideriamo cattiva informazione semmai tutto il contorno. Quei giornalisti, cioè, e quei giornali, e tv, e direttori, che fanno il gioco del don Rodrigo de noantri. In Italia è additato come pessimo l’esempio di Repubblica solo perché i cronisti che ci lavorano fanno quello che il loro mestiere richiede. Altrove, i segnali che arrivano sono ben altri.
Prendiamo la Spagna, appunto. Il capo della sezione sportiva della Tve, la televisione di Stato spagnola, è stato costretto a lasciare il proprio incarico perché mercoledì scorso, durante il primo tempo della finale tra Atletico Bilbao e Barcellona per la Coppa del Re, nello stadio Mestalla di Valencia, con un gioco d'audio da maestro, ha coperto i fischi delle tifoserie basca e catalana ai sovrani di Spagna.
Ricapitolando. Un giornalista in posizione di responsabilità ha manipolato l’informazione commettendo quello che per tutti i giornalisti del mondo dovrebbe essere un peccato micidiale, ed è stato invitato a oltrepassare in uscita la porta. Ma non solo. Alle 20.45 di giovedì la prima rete pubblica spagnola ha fatto pubblicamente ammenda, come riportava venerdì il Corriere della Sera.
E in Italia? Qui le manipolazioni sono medaglie al valore, come raccontano Peter Gomez e Marco Travaglio nel libro “Regime”. Noi non abbiamo mai avuto il piacere di vedere il signor S. fare l’infantile gesto delle corna a Caceres, in Spagna; ci hanno privati delle immagini dello scontro con Martin Schulz nell’aula europarlamentare, all’inizio del semestre di presidenza italiana del Consiglio Ue, nel 2003; né ci ricordiamo di aver visto di recente il Mastrolaido minare le scariche della mitraglia all’indirizzo dei giornalisti russi, durante una conferenza stampa.
L’informazione quotidiana, ahinoi, è puntualmente adulterata. I più fortunati riescono a fare la tara e a farsi comunque un’idea del Paese in cui vivono. Gli altri no. E da come votano, purtroppo, alla fine si vede.

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