sabato 29 agosto 2009

Back to business

La fabbrica delle notizie riapre oggi dopo una lunga pausa estiva. Dovuta alla crisi? Forse sì. Alla crisi di coscienza sicuramente. La mia coscienza, ovvio. In giro ne scorgo poche altre.
Non mi ha sorpreso vedere il signor B. più incollato che mai alla sua poltrona dopo tutte le rivelazioni a base di sesso che siamo stati costretti a leggere in estate. Nessun cittadino di nessun Paese al mondo merita un capo di governo che lo umilia imponendo all’agenda pubblica i propri capricci e i propri interessi e che resta in sella dopo averlo fatto. Ma che rimanesse a cavallo in un Paese come il nostro era prevedibile. Voglio dire, mica noi vantiamo una vera democrazia.
A questo punto, però, mi indigna l’ostinata – e interessata – fedeltà dei suoi accoliti, la cocciuta – e, anche qui, interessata – indifferenza di gran parte dei mezzi di comunicazione, e la passività di quanti – come me – si incazzano ma non fanno mai assolutamente niente. Perché ce la facciamo scivolare addosso? Perché ci rendiamo così complici?
Il mestiere che ho scelto, in un Paese come l’Italia, premia i pavidi e i conformisti. Io conformista lo sono con una certa difficoltà, pavida mi sento quasi sempre. E come posso non avere paura quando vedo certa stampa da regime rispondere col pestaggio a sangue al lavoro – magari non sempre ineccepibile, però sicuramente legittimo – di giornalisti di ogni parte?
Ognuno di noi conserva nel cassetto più remoto della propria anima storie che vuole tenere per sé. Non sempre – per fortuna – contengono “notizie di reato” (niente di penalmente perseguibile, insomma). Ma proprio perché nessuno di noi è un santo immacolato è facile zittire qualcuno spalmandogli brutalmente in faccia episodi – più o meno gravi – di cui s’è reso protagonista nel passato. Facile, così, non entrare nel merito, sparigliare le carte, insabbiare le vicende più scomode. Della serie: “Chiudi il becco, non ti conviene fare rumore”.
Il direttore de “Il Giornale” e il suo sostituto a “Libero” stanno facendo un ottimo lavoro. Dal punto di vista di chi vuole nascondere i troppi corpi di reato del "boss" e cancellare le tracce dei suoi “pasticciacci”, è chiaro.
Ma che schifo, però. Che schifo.
In che razza di posto viviamo?

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