domenica 6 settembre 2009

Il giornalista-giornalista

Il giornalista-giornalista è quello che porta gli scoop, e non sempre si becca gli applausi. Anzi.
Ho appena visto "Fortapàsc", film di Marco Risi dedicato alla vita e al lavoro di Giancarlo Siani, giornalista ucciso dalla camorra all'età di 26 anni, il 23 settembre del 1985.
Il giornalista-giornalista è quello che scova i fatti e li racconta alla gente, sicché la gente può sapere e decidere consapevolmente.
Io sono, nel mio piccolo, una giornalista-impiegata. Sono una ruota dell'ingranaggio - burbera, scarsamente oliata, ma pur sempre una ruota - che serve a far andare la macchina. La cosa in sé non mi dispiace: servono anche i giornalisti-impiegati, sennò la macchina non va e dove li pubblicano gli scoop i giornalisti-giornalisti?
Il problema è che, come si dice a un certo punto del film, "l'Italia non è un Paese per giornalisti-giornalisti". E, aggiungo io, senza giornalisti-giornalisti si fa un'informazione senza consistenza. Quindi, priva di utilità. La gente non conosce/non capisce i fatti, e così non ha gli strumenti per decidere consapevolmente.
Alla criminalità organizzata - quella che ha ammazzato Giancarlo Siani a 26 anni - non piace uccidere. Perché uccidere fa "scruscio", fa rumore. Attira l'attenzione. Ecco perché - forse - oggi la malavita sarà felice di operare e profilerare in un sistema in cui per zittire i pochi giornalisti-giornalisti che ancora esistono basta screditarli pubblicamente attraverso le tv e/o i giornali del Grande Editore oppure fare pressione sui loro piccoli editori (banche, industriali, etc) attraverso i poteri del Grande Editore Per Giunta Primo Ministro (la pubblicità che langue, i finanziamenti che non arrivano più, etc). Non si muore più. Agonizza l'informazione, non le persone. Ma, alla fine, tra mille paure e autocensure, la razza del giornalista-giornalista si estingue, e resta soltanto il giornalista-impiegato. Metà pacchetto, zero utilità.

Alla memoria di tutti i giornalisti-giornalisti ammazzati nello svolgimento del proprio lavoro. Tra questi: Beppe Alfano, Ilaria Alpi, Enzo Baldoni, Mauro Brutto, Carlo Casalegno, Cosimo Cristina, Maria Grazia Cuturi, Mauro De Mauro, Giuseppe Fava, Mario Francese, Carmine Pecorelli, Giancarlo Siani, Giovanni Spampinato.

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